Bergamo, 17 maggio manifestazione contro l’inceneritore promossa da 46 sindaci

Un fronte compatto di 46 sindaci della provincia di Bergamo si prepara a scendere in piazza contro il nuovo inceneritore proposto da Montello S.p.a. La manifestazione del 17 maggio rappresenta l’apice di una mobilitazione che ha coinvolto istituzioni locali, comitati e cittadini. Al centro delle critiche, un impianto da 154 MW giudicato sovradimensionato, inutile e dannoso per ambiente e salute. Durante un’assemblea a Chiuduno, esperti hanno denunciato il rischio di importazione rifiuti, sprechi energetici e aumento delle emissioni. L’unità dei sindaci e il sostegno popolare puntano a fermare un progetto considerato guidato solo da logiche di profitto

Manifestazione 17 maggio contro inceneritore Montello

Sabato 17 maggio 2025 alle ore 15 a Bergamo è in programma una manifestazione promossa da 46 sindaci della provincia per esprimere la loro ferma opposizione al progetto avanzato dalla Montello S.p.a, che prevede la costruzione di un nuovo inceneritore.

L’iniziativa è frutto di un’ampia mobilitazione da parte dei primi cittadini dei seguenti comuni: Bergamo, Albano Sant’Alessandro, Alzano Lombardo, Bagnatica, Berzo San Fermo, Bianzano, Bolgare, Borgo di Terzo, Brusaporto, Carobbio degli Angeli, Casazza, Castelli Calepio, Cavernago, Cenate Sopra, Cenate Sotto, Chiuduno, Costa di Mezzate, Endine Gaiano, Entratico, Gaverina Terme, Gorlago, Gorle, Grassobbio, Grone, Grumello del Monte, Luzzana, Monasterolo del Castello, Montello, Mornico al Serio, Nembro, Orio al Serio, Palosco, Pradalunga, Ranica, Ranzanico, San Paolo D’Argon, Scanzorosciate, Seriate, Spinone al Lago, Telgate, Torre Boldone, Torre de’ Roveri, Trescore Balneario, Vigano San Martino, Villa di Serio e Zandobbio.

Il progetto al centro delle polemiche prevede la realizzazione di un impianto con una potenza complessiva di 154 MW, articolato in diverse sezioni: una fossa per la ricezione e lo stoccaggio dei materiali residui provenienti dagli impianti di selezione dei rifiuti, due linee dedicate alla combustione, altre due per il trattamento dei fumi, una linea aggiuntiva per la combustione di riserva, uno spazio chiuso destinato alla conservazione delle ceneri pesanti, un’area per il recupero energetico sia elettrico che termico, un sistema per la gestione dell’aria esausta, due capannoni destinati al funzionamento dell’impianto e infine una serie di strutture ausiliarie tra cui uffici, spogliatoi, servizi igienici e una mensa.

Durante un’assemblea pubblica tenutasi il 10 aprile 2025 a Chiuduno e organizzata dal comitato Aria Pulita, è emerso un forte clima di preoccupazione. L’ingegner Maffeis, dello studio TerraAria Srl, ha contestato la necessità stessa dell’impianto: “Il rifiuto secco è in calo e già oggi viene importata spazzatura. Costruire un inceneritore in questo contesto non ha alcuna logica funzionale, ma solo finalità di profitto”.

Secondo i dati illustrati in assemblea, l’impianto produrrebbe 268.000 MWh l’anno, a fronte di un presunto fabbisogno aziendale di 144.000 MWh: un surplus dell’85% che sarebbe destinato alla vendita. Questo, secondo Maffeis, comporterebbe l’importazione di ulteriori rifiuti da incenerire. Inoltre, l’energia termica in eccesso verrebbe dissipata, causando uno spreco e un ulteriore impatto ambientale.

Sotto accusa anche le emissioni: “L’impianto immetterà in atmosfera inquinanti attualmente assenti – ha avvertito l’esperto – con il rischio di ricadute su coltivazioni pregiate come i vitigni della zona”. Preoccupazioni sono state espresse anche sul trattamento degli odori: il progetto prevede di convogliare le sostanze odorigene in ciminiera, ma “bruciare le molecole odorose non le elimina”, ha spiegato Maffeis, sottolineando anche il rischio sanitario legato all’aumento della concentrazione di inquinanti e all’effetto cumulativo con altre fonti presenti in Valcalepio (aeroporto, autostrade, industrie).

Legambiente, con il professor Paolo Falbo, ha portato l’esempio di Cortenuova e Spirano, dove progetti simili sono stati bloccati grazie alla mobilitazione popolare: “Quando i cittadini si uniscono, si può fermare anche ciò che sembra inevitabile. L’unanimità dei sindaci è un segnale fortissimo”.

Il quadro complessivo tracciato è quello di un impianto non necessario, dannoso per il territorio, spinto da logiche speculative e collocato in una regione – la Lombardia – già tra le più sature di inceneritori in Europa (12 impianti attivi, 6 cementifici e una trentina di impianti non censiti).

Articolo precedenteDal 18 giugno i nuovi CAM per la gestione dei rifiuti urbani
Articolo successivoCirconomia 2025 ad Alba, dieci anni di economia circolare e transizione ecologica