Francia, cittadini e associazioni fanno causa al governo per inazione climatica

Quattordici persone e tre associazioni hanno avviato un'azione legale contro il governo francese, accusato di non aver adempiuto al suo obbligo di proteggere tutti i cittadini dalle conseguenze del cambiamento climatico. Lo rende noto Oxfam che in una nota spiega: "Si tratta di un appello senza precedenti lanciato dalle vittime di catastrofi provenienti da tutto il paese, che si trovano ad affrontare problemi come case crepate, problemi di accesso all'acqua, ondate di calore, inondazioni, perdite agricole"

Quattordici persone e tre associazioni hanno avviato un’azione legale contro il governo francese, accusato di non aver adempiuto al suo obbligo di proteggere tutti i cittadini dalle conseguenze del cambiamento climatico. Lo rende noto Oxfam, tra le firmatarie dell’azione, che spiega in una lunga nota molto: “Si tratta di un appello senza precedenti lanciato dalle vittime di catastrofi provenienti da tutta la Francia, che si trovano ad affrontare vari problemi come case danneggiate, problemi di accesso all’acqua, ondate di calore, inondazioni, perdite agricole. Alcune persone sono ancora più colpite perché disabili, affetti da malattie croniche o provengono da quartieri operai, territori d’oltremare o comunità nomadi”.

Nel 2021 il tribunale amministrativo di Parigi aveva già riconosciuto lo Stato francese colpevole di non aver rispettato i suoi impegni per ridurre le emissioni climalteranti, nella causa intentata da quattro ong ambientaliste – Greenpeace, Fondazione Nicolas Hulot, Notre Affaire à tous e la stessa Oxfam – che avevano raccolto oltre 2 milioni di firme nella petizione “L’affaire du siècle” (l’Affare del secolo). Una sentenza storica perché per la prima volta era stata riconosciuta l’inazione climatica come una “colpa” non più tollerata dai tribunali. La differenza in questo nuovo caso è che per la prima volta in un paese Ue sono i cittadini che accusano lo Stato di non averli protetti adeguatamente.

In Francia gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti spiega Oxfam: “Quasi 2 persone su 3 sono altamente esposte ai rischi climatici, un quarto della popolazione vive in zone alluvionali e la metà delle abitazioni è minacciata da crepe dovute al fenomeno del ritiro-rigonfiamento dell’argilla. Tuttavia, il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC-3), presentato dal governo nel marzo 2025 è ampiamente insufficiente. Senza finanziamenti dedicati, senza un quadro vincolante e senza un monitoraggio rigoroso, questo piano manca di misure concrete in termini di prevenzione e gestione del rischio, non tiene conto delle disuguaglianze sociali e territoriali”.

Le testimonianze delle persone colpite

Le esperienze concrete delle persone colpite dalla crisi climatica rivelano numerose violazioni dei diritti fondamentali: il diritto alla vita, il diritto alla salute, il diritto all’alloggio. I ricorrenti chiedono che lo Stato sia costretto ad adottare misure concrete e ambiziose di prevenzione e protezione e che queste tengano conto delle vulnerabilità di alcune categorie della popolazione (persone in situazioni precarie, persone affette da malattie o disabilità, persone emarginate a causa del genere, dell’origine, della classe sociale o dell’età) e di alcuni territori, come quelli d’oltremare o i quartieri popolari, che sono ampiamente trascurati nelle strategie di adattamento.

“Ogni volta che piove, è un’angoscia! Dato che nulla è cambiato, ci diciamo che rivivremo questo incubo ancora una volta…” racconta Jérôme Sergent, la cui fattoria situata a Rumilly, nel Pas-de-Calais, è stata allagata otto volte in quattro mesi tra novembre 2023 e marzo 2024.

“Essere poveri qui non significa solo vivere al di sotto della soglia di povertà, come il 77% della popolazione, ma significa anche lavorare sodo per potersi permettere l’acqua potabile… quindi vuol dire soprattutto soffrire la sete, perché gli scaffali sono vuoti e i nostri rubinetti sono asciutti”, afferma Racha Mousdikoudine, che vive nell’arcipelago di Mayotte situato nell’Oceano Indiano tra il Madagascar e la costa del Mozambico, un dipartimento d’oltremare francese.

La base giuridica del ricorso

Portata dinanzi al Consiglio di Stato, questa azione legale si basa su un ricorso per abuso di potere che consente di contestare la legittimità di un atto amministrativo, in questo caso il PNACC-3, ritenuto insufficiente.

Il ricorso si svolge in più fasi: inizia con una richiesta preliminare nella quale si chiede al governo di rivedere il Piano e di adottare tutta una serie di misure destinate a garantire o rafforzare l’adattamento della Francia ai cambiamenti climatici. Questo passaggio è essenziale: dà la possibilità allo Stato il tempo di agire e proteggere i cittadini. Il Consiglio di Stato verrà avvisato dopo la scadenza del termine legale di due mesi, salvo che non vi siano risposte positive alle richieste delle vittime e delle associazioni, il che è dubbio.

La richiesta preliminare di 161 pagine che descrive nel dettaglio gli obblighi dello Stato e l’inadeguatezza delle politiche di adattamento può essere consultata qui .

Articolo precedenteFestival delle Scienze di Roma 2025, Corepla porta in scena il riciclo con “Magicamente Plastica”
Articolo successivoPaper Week 2025 a Verona, le iniziative per la differenziata di carta e cartone