Spreco alimentare in Italia, soluzioni per una filiera più sostenibile | Analisi Wwf

Un’indagine approfondita che mette in luce le dinamiche attuali dei consumi e delle perdite alimentari, evidenziando i divari territoriali e le implicazioni economiche e ambientali di un fenomeno in costante crescita. Il documento analizza le cause alla base del continuo aumento degli scarti, dal deterioramento dei prodotti a basso costo alla mancanza di una pianificazione adeguata, e sottolinea l’urgenza di interventi coordinati: dalla legislazione innovativa alle migliori pratiche adottate a livello internazionale, fino alle soluzioni proposte per ridurre l’impatto sulle risorse naturali e promuovere una cultura del riutilizzo e della redistribuzione degli alimenti

Spreco alimentare Italia

In un contesto globale dove la disuguaglianza alimentare coesiste con l’abbondanza, l’Italia sta assistendo a un preoccupante aumento dello spreco alimentare. Lo sottolinea Wwf Italia nella Giornata nazionale di prevenzione del fenomeno, in occasione della quale presentata la campagna Our Future, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e a proporre soluzioni innovative.

In Italia la legge Gadda (n. 166/2016) si pone come uno strumento all’avanguardia, promuovendo misure per ridurre la produzione di rifiuti, estendere il ciclo di vita dei prodotti tramite riuso e riciclo e incentivare la redistribuzione delle eccedenze alimentari. Tuttavia, dice il Wwf, “permangono ostacoli burocratici che limitano le donazioni, sottolineando la necessità di un ulteriore sforzo da parte delle istituzioni per migliorare le politiche e diffondere una cultura della sostenibilità“.

“Esempi virtuosi a livello internazionale, come il Giappone e il Regno Unito, che hanno ridotto lo spreco alimentare rispettivamente del 31% e del 18%, offrono spunti interessanti: il Giappone, ad esempio, promuove sondaggi annuali dal 2008 per individuare criticità e adottare misure specifiche, mentre il Regno Unito sostiene iniziative congiunte tra governo e settore privato, che spaziano dalla formazione nel settore della ristorazione alla redistribuzione delle eccedenze”.

Il Rapporto dell’Unep suggerisce l’importanza di aumentare la raccolta dati e la cooperazione tra pubblico e privato per contenere il fenomeno. “Per rispettare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030, – ricorda il Wwf – il consumo pro capite dovrà essere ridotto a 369,7 grammi settimanali, richiedendo una diminuzione di circa 50 grammi a settimana per ogni cittadino da qui al 2029″.

Come evidenzia Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità Wwf Italia, “oltre agli aspetti etici ed economici, il spreco alimentare comporta un enorme impatto sul consumo di risorse naturali, come acqua, energia e suolo, contribuendo a fenomeni quali le emissioni di gas serra, la deforestazione e la perdita di biodiversità. La prevenzione, soprattutto nelle nostre case, è fondamentale: è necessario pianificare i consumi, leggere attentamente le etichette delle scadenze e sfruttare al meglio i compartimenti del frigorifero per ridurre gli sprechi”.

In sintesi, ribadisce l’associazione ambientalista, “affrontare il problema del spreco alimentare richiede un impegno condiviso, che unisca iniziative legislative, politiche innovative e una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, al fine di tutelare le risorse e promuovere una filiera alimentare sempre più sostenibile“.