Spreco alimentare, il “Rimpiattino” di Comieco come alleato alla prevenzione fuori casa

Le recenti statistiche sottolineano l’importanza di interventi mirati e innovativi, in cui il contributo delle istituzioni e l’adozione di pratiche responsabili rappresentano la chiave per una filiera sostenibile e per la promozione di una cultura del rispetto e della valorizzazione degli alimenti

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Nel panorama attuale, il problema del spreco alimentare assume dimensioni preoccupanti per l’intera filiera, dalla produzione al consumo. Recenti analisi dell’Osservatorio Waste Watcher International evidenziano un incremento del 9,11% nel fenomeno, con conseguenze economiche e ambientali di vasta portata.

Le statistiche mostrano che ogni cittadino italiano perde, in media, oltre 32 kg di cibo all’anno, con un costo individuale pari a 139,71 € e un impatto economico complessivo che supera i 14 miliardi di euro, includendo lo spreco lungo tutta la filiera. Di questi, lo spreco domestico rappresenta una quota significativa: ben 8,242 miliardi di euro, corrispondenti al 58,55% dell’impatto totale.

Durante l’evento svoltosi allo Spazio Europa di Roma, il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza di una educazione al rispetto del cibo per ridurre lo spreco, garantendo al contempo la qualità degli alimenti e minimizzando l’impatto ambientale del sistema produttivo. Il ministro ha evidenziato come ogni anello della filiera possa contribuire attivamente a questo obiettivo.

Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio e promotore della Giornata Nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, ha richiamato l’attenzione sul fatto che il principale responsabile dello spreco è rappresentato dalle abitazioni private, dove si perdono annualmente 1,9 milioni di tonnellate di cibo, per un valore di circa 8,2 miliardi di euro. Per centrare l’obiettivo 12.3 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che prevede una riduzione del consumo pro capite di 13 kg di cibo, è indispensabile intervenire sulle abitudini quotidiane.

L’analisi si estende anche al settore della ristorazione e degli esercizi pubblici, con particolare riferimento all’impatto del nuovo Codice della Strada sullo smaltimento del vino residuo. Secondo il Rapporto “Il caso Italia” 2025, il 48% dei consumatori si dichiara disponibile a portare a casa il vino non consumato, preferendo contenitori realizzati in carta, apprezzati per la loro riciclabilità e compostabilità.

Una soluzione innovativa in questo ambito è rappresentata dal contenitore Rimpiattino, ideato in collaborazione con Fipe dieci anni fa. Questo strumento, riutilizzabile e riciclabile, si configura come un valido alleato per promuovere comportamenti responsabili e rafforzare la cultura antispreco, incentivando la raccolta differenziata e il riciclo di carta e cartone.

Nel settore della ristorazione, l’88% dei ristoranti e pizzerie e il 77% dei bar e birrerie ritengono fondamentale disporre di contenitori per il cibo non consumato, strumento che facilita il recupero degli avanzi. Le abitudini dei consumatori variano: mentre il 44% consuma integralmente quanto ordinato, il 36% richiede di portare a casa le eccedenze e solo il 10% ammette di lasciare del cibo nel piatto per timore di imbarazzo. Inoltre, il 54% degli intervistati conferma che i locali predisponendo contenitori appositi agevolano il recupero degli avanzi, e il 40% segnala che vengono forniti i contenitori per il trasporto.

Infine, tra le strategie individuate per combattere il spreco alimentare, il 68% dei partecipanti riconosce l’utilità dell’acquisto di prodotti sfusi o alla spina, mentre il 67% sarebbe propenso a optare per prodotti scontati in prossimità della scadenza. La proposta di porzioni ridotte e la possibilità di scegliere la mezza porzione risultano ulteriori leve per incentivare un consumo più consapevole e sostenibile.

Questi dati sottolineano l’urgenza di un impegno condiviso, che coinvolga ogni attore della filiera, per contenere il spreco alimentare e promuovere una gestione più responsabile delle risorse, in linea con gli obiettivi di sostenibilità globale.