Il 16 gennaio, dopo un iter durato quasi tre anni e mezzo, il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato a Firenze il Piano di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati – Piano Regionale dell’Economia Circolare (PREC). Per Legambiente Toscana l’approvazione del Piano “non può che essere salutata con soddisfazione”, perché secondo l’associazione “mette in grado la Regione, gli ATO e le imprese, cominciando da quelle pubbliche, di mettere a terra i progetti annunciati, misurando così anche l’effettiva intenzione del ‘sistema’ di chiudere davvero il cerchio della gestione dei propri scarti”. “È di fondamentale importanza, tuttavia, – spiega il presidente Fausto Ferruzza – che il nuovo Piano spinga in misura più forte sull’obiettivo della riduzione, la prima delle 4 R, facendo penetrare con più efficacia nell’ordinamento regionale stesso la cultura dell’economia circolare, superando la logica, ormai vecchia, della mera gestione dei rifiuti”.
Legambiente Toscana esprime quindi una soddisfazione che non si traduce in un’adesione acritica. Durante il Forum dell’Economia Circolare di Prato, organizzato dall’associazione nello scorso dicembre, erano già state messe in luce alcune zone grigie, che permangono. “Sottolineiamo ad esempio un certo squilibrio territoriale, che porta a una migrazione di fatto dei rifiuti urbani dal centro verso la costa,” spiegano Maria Rita Cecchini e Stefano Donati, responsabili della Commissione Economia Circolare di Legambiente Toscana, “O anche la carenza di un’adeguata impiantistica di chiusura del ciclo gestionale, ciclo che, nonostante tutti gli sforzi compiuti, continua a vedere come prevalente il ricorso alla discarica e agli inceneritori, mettendo in secondo piano e in subordine lo sviluppo di tecnologie, nuove ed alternative, per il trattamento dei decadenti (i rifiuti che eccedono dall’esclusivo trattamento meccanico)”.
Relativamente alla costruzione degli impianti, Legambiente sottolinea però come ad oggi la maggior parte delle manifestazioni d’interesse per impianti di riciclo chimico sono state abbandonate dagli stessi proponenti, talvolta anche per la complessiva incapacità delle istituzioni e delle aziende di affrontare il tema del consenso e della sostenibilità sociale degli impianti, restando ostaggio in molti luoghi delle diverse sindromi NIMBY e NIMTO.
Tra i limiti da segnalare c’è anche quello relativo al fatto che il PREC non sembra prestare troppa attenzione alla differenza che sussiste fra “percentuale di raccolta differenziata” e “percentuale effettiva di riciclo o recupero”, che ancora fa registrare un significativo scarto da colmare per i processi preliminari di preparazione per il recupero che generano le raccolte stesse. Pochi sanno infatti che la stessa raccolta differenziata genera scarti e il riciclo effettivo ancor di più. Si tratta di un gap culturale prim’ancora che tecnico che richiede un duplice slancio in avanti. Il primo sull’impiantistica innovativa, che porti davvero alla transizione ecologica, il secondo relativo a una sempre più necessaria attenzione e cura non solo alle quantità di differenziata ma anche – e soprattutto – alla loro qualità.
Secondo Legambiente Toscana queste considerazioni relative ai limiti del nuovo Piano, non cancellano la soddisfazione di fondo ma vogliono rappresentare uno stimolo – una volta approvata la legge – a mantenere alta l’attenzione sulla messa in opera del Piano, che monitoreremo con rigore nel tempo. Chiedendo inoltre che siano finanziate buone pratiche di riciclo e una sempre più diffusa attività di educazione ambientale e che gli obiettivi di crescita delle raccolte differenziate siano sostenuti da opportuni incentivi premianti sulla Tassa sui rifiuti (TARI).