Codice della Strada, assessora di Bologna Orioli: “La riforma punta sulle multe e non sulla prevenzione”

L'assessora ha espresso il suo parere in merito alla nuova Riforma: "È stata approvata senza il coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle associazioni delle vittime, ignora la prevenzione e si concentra solo sulla punizione di alcuni comportamenti pericolosi. Con 8 morti al giorno sulle strade italiane, è urgente intervenire sulle città per ridurre la velocità e creare spazi più sicuri per pedoni e ciclisti. Le amministrazioni locali chiedono chiarimenti per non compromettere progetti già finanziati dal PNRR e un dialogo aperto con il governo per una riforma organica che tuteli realmente la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile"

Codice Strada Orioli

Dopo la recente approvazione del Nuovo Codice della Strada, abbiamo chiesto all’assessora Valentina Orioli, responsabile della Nuova mobilità del Comune di Bologna, un suo giudizio sulla Riforma, di seguito il suo commento:

La riforma del Codice della Strada è un argomento che seguiamo con molta attenzione fin dall’inizio del percorso, e i cui effetti andranno valutati fra qualche mese, in relazione al fatto che una parte del provvedimento è immediatamente esecutiva e l’altra delega il governo a una revisione dell’intero codice, e inoltre rispetto all’interazione con altri provvedimenti già assunti dal MIT, come il decreto velox.

Nell’esprimere una valutazione generale su questo provvedimento occorre partire dai dati, e i dati Istat più recenti ci dicono con chiarezza che nel 2023 lungo le strade italiane abbiamo avuto 8 morti al giorno. In più del 70% dei casi gli incidenti avvengono nelle strade urbane e coinvolgono, con gli esiti più infausti, gli utenti deboli, e cioè pedoni, ciclisti e anche motociclisti. Aggiungo che l’incidentalità stradale è una delle prime cause di morte fra giovani e giovanissimi.

Numeri come questi dovrebbero preoccupare e suggeriscono di lavorare prima di tutto sulla prevenzione. Se davvero si vuole fare prevenzione, occorre lavorare nelle città, per ridurre le velocità e trasformare le strade urbane in spazi condivisibili, a basso rischio, da tutti gli utenti.

Non c’è traccia di questo approccio nella riforma del Codice, che invece si appunta, non senza contraddizioni, esclusivamente sulla giusta punizione di alcuni comportamenti pericolosi. Alcuni, non tutti, perché c’è grande severità per chi guida ubriaco, e tolleranza invece per chi ripete lo stesso reato, per esempio l’infrazione ai limiti di velocità registrata da un velox.

Sono fermamente convinta che questo percorso avrebbe potuto avere impostazione e contenuti ben diversi, se fossero state ascoltate le associazioni dei familiari delle vittime della strada, che invece non sono state minimamente incluse; oppure l’Anci, che ha fatto un lavoro importante, elaborando un corposo pacchetto di emendamenti con il contributo di amministrazioni di ogni colore politico, nessuno dei quali è stato recepito.

Eppure le amministrazioni locali conoscono la realtà dei rispettivi territori e sono in prima linea nell’applicazione di leggi e regolamenti e nell’effettuazione dei relativi controlli. Per questo dovrebbero essere ascoltate, per lavorare sulla reale efficacia ed applicabilità dei provvedimenti. E anche per evitare contraddizioni evidenti come quella di cambiare in corsa le regole mentre tutti i Comuni sono impegnati, con notevole dispiego di risorse ed energie, nella realizzazione di progetti commissionati dallo stesso Ministero. Mi riferisco alle Missioni PNRR che interessano le infrastrutture per la Mobilità, ma anche ai progetti finanziati in attuazione del Piano Nazionale Sicurezza Stradale, alle linee di finanziamento che supportano la ciclabilità e l’estensione delle zone 30.

Su questi aspetti il Ministero dovrà fornire dei chiarimenti a tutti i Comuni, nel comune interesse di non pregiudicare l’effettiva realizzazione dei progetti già finanziati.

Concludo ribadendo che una riforma complessa come quella del Codice della Strada non può essere fatta senza ascoltare le parti più sensibili ed esposte. Auspico quindi che il governo, che avrà il compito di mettere mano a una riforma complessiva ed organica del Codice, apra un tavolo di confronto. Un tavolo al quale, come Comune, vogliamo offrire il nostro contributo, insieme ad ANCI e alle associazioni che ogni giorno si occupano di un tema sensibile e rilevante per la salute e per l’ambiente come la sicurezza stradale“.