Contestato da pressoché tutte le associazioni ambientaliste e per la sicurezza stradale, dai principali sindacati, oltre che da numerosi sindaci e amministratori pubblici, il nuovo Codice della Strada arriva in Senato per l’approvazione finale. Prevista per martedì 19 novembre a partire dalle ore 16.30, la discussione segue l’esame del testo realizzato dall’ottava Commissione di Palazzo Madama il 22 ottobre, che ha dato mandato ai relatori, senatore De Priamo e senatrice Minasi, a riferirne all’Assemblea nel testo approvato dalla Camera.
Nel corso del 2024 sono state organizzate in tutta Italia oltre 60 manifestazioni di protesta contro quello che è stato rinominato il Codice della Strage, per chiedere al Governo di cambiare la proposta di riforma.
Come riportato nell’analisi legale dell’esperto di sicurezza stradale Andrea Colombo, la riforma viene criticata perché ha un impianto molto chiaro: debole coi forti e forte coi deboli. Da una parte, meno regole, meno limitazioni, meno controlli, meno sanzioni e più libertà di circolare e andare veloci nelle città per auto, moto, camion merci, eccetera. Dall’altra parte, regole più restrittive, meno spazio in strada e quindi, meno sicurezza per i veicoli più leggeri e gli utenti più vulnerabili, cioè pedoni, ciclisti, micromobilità, bambini, anziani, disabili.
È perciò una riforma contro la sicurezza stradale, con limiti di velocità più alti, restrizioni all’uso di autovelox e controlli automatici in generale, nessun intervento reale sulla distrazione alla guida; una riforma contro la mobilità sostenibile, con uno stop immediato alla realizzazione di nuove ciclabili urbane e una sola multa per chi viola le aree pedonali anche più volte al giorno; una riforma contro i Comuni, con nuovi regolamenti e decreti ministeriali che decideranno se, come e dove le città possono usare leve come ZTL, telecamere, sosta regolamentata, eccetera.
Il nuovo Codice della Strada
- diminuisce la sicurezza stradale
- boicotta la mobilità sostenibile
- indebolisce i Comuni
- rende più difficili i controlli per velocità e sosta abusiva
- rende possibile l’aumento dei limiti di velocità
- diminuisce le multe per i limiti di velocità e transito in ZTL e aree pedonali
- boicotta le Zone a Traffico Limitato e le Aree Pedonali
Sulla mobilità attiva in particolare, il nuovo Codice:
- blocca la realizzazione di nuove piste e corsie ciclabili
- restringe la possibilità del doppio senso di marcia per le bici
- riduce la possibilità di realizzare le case avanzate
- rende le strade ciclabili meno sicure
- rende inutile il “metro e mezzo salvaciclisti” con la clausola “ove la strada lo consenta”
- crea confusione con l’introduzione di nuove Zone Ciclabili
- obbliga in futuro i ciclisti a casco e targa
I DATI DELLA SICUREZZA STRADALE IN ITALIA
L’Italia ha un tasso di mortalità stradale di 53 persone per milione di abitanti, tasso significativamente superiore alla media europea (26 in Gran Bretagna, 36 in Spagna). Inoltre, l’Italia è in ritardo nella riduzione degli incidenti mortali, registrando solo un -15% nell’ultimo decennio, rispetto alla media europea del -22%. Queste statistiche sono in netto contrasto con la richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di ridurre del 50% gli incidenti stradali mortali e i feriti gravi entro il 2030, come indicato nel Piano globale per il Decennio d’azione per la sicurezza stradale. L’attuale traiettoria dell’Italia, come evidenziato dagli emendamenti proposti, mette in dubbio la sua capacità di allinearsi a questi obiettivi critici. Particolarmente grave è inoltre l’impatto nelle città italiane: il 73% degli incidenti stradali avviene in ambiente urbano e l’eccesso di velocità è la principale causa di morte nel traffico.