Impegno per il clima, crescita delle rinnovabili, edifici green, auto elettriche e mobilità sostenibile: questi temi sono al centro del pacchetto di otto proposte strategiche del Green Deal, approvato dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 66 organizzazioni di imprese. Il pacchetto sarà presentato agli Stati Generali della Green Economy a Rimini durante Ecomondo, il 5-6 novembre. Le proposte saranno inviate ai gruppi parlamentari europei, alla nuova Commissione Europea, al Governo e ai gruppi parlamentari italiani.
Il summit “verde”, giunto alla 13a edizione, è diventato un punto di riferimento per migliaia di imprese. Promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy, è realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, con il patrocinio della Commissione Europea e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Quest’anno il tema principale è “L’economia di domani: il Green Deal all’avvio della nuova legislatura europea”.
Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo Sostenibile, ha sottolineato che il Green Deal europeo ha innescato cambiamenti significativi per affrontare due sfide cruciali: la decarbonizzazione e la scarsità di risorse naturali. Nonostante le difficoltà, sono stati registrati risultati positivi, come la riduzione dei gas serra e un miglioramento nell’efficienza dell’uso delle risorse.
Ecco una sintesi delle otto proposte
- Un adeguato impegno europeo per il clima. Negare o sottovalutare gli impatti della crisi climatica in atto significherebbe contribuire a farla peggiorare, minando le possibilità di sviluppo futuro dell’economia europea. L’UE è stata in grado di ridurre le emissioni di gas serra, dal 1990 al 2023, del 29% ed è in grado, col trend attuale ( – 5% nel 2023) di raggiungere la riduzione del 55% entro il 2030, senza costi eccessivi e con benefici tecnologici, occupazionali e di sviluppo degli investimenti.
- Proseguire con le misure per il risparmio e l’efficienza energetica, necessari per abbattere le emissioni di gas serra e per abbassare le bollette energetiche. Va attuata la Direttiva UE per promuovere il miglioramento della prestazione energetica degli edifici, per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Per i Paesi più indebitati come l’Italia che hanno maggiori difficoltà ad accedere a finanziamenti pluriennali a tassi bassi e agevolati, sarebbe necessaria una qualche forma di garanzia europea e per le famiglie a basso reddito servono sostegni finanziari. Occorre promuovere una campagna di informazione e sensibilizzazione per ridurre i consumi energetici e le emissioni di prodotti di uso comune, solo in parte coinvolti dal Regolamento europeo sull’ecodesign.
- Accelerare la crescita della produzione e dell’uso di fonti rinnovabili di energia.
La crescita delle rinnovabili è necessaria non solo per ragioni climatiche, ma per assicurare maggiore sicurezza e autonomia energetica dell’Europa e per ridurre i costi dell’energia. Anche le Regioni devono essere impegnate nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e di sviluppo delle rinnovabili. Gli impatti ambientali dell’eolico e del solare sono, in genere, modesti e, comunque, di gran lunga inferiori di quelli climatici come, ad esempio, delle centrali a combustibili fossili ed altri. Occorrono maggiori sforzi per sviluppare tutte le fonti rinnovabili di energia, compresa la produzione di biogas, di biometano anche liquefatto e di bioGPL, integrata nella raccolta e gestione della FORSU e da biomassa agricola. - Attuare la “Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente”. Oltre che per gli obiettivi climatici, è necessaria per migliorare la qualità dell’aria, ridurre la congestione, e migliorare la mobilità e la vivibilità nelle città. Tale strategia richiede interventi articolati che vanno dal potenziamento del trasporto pubblico e condiviso dei passeggeri, allo spostamento di una quota significativa dalla modalità di traporto su gomma a quella su ferro e cabotaggio, al potenziamento della mobilità ciclo-pedonale, alla riduzione dell’uso delle auto, specie in città, fino allo sviluppo del sistema della mobilità elettrica, nonché all’impiego di biometano, anche liquefatto, e di altri combustibili, con garanzie di origine, privi di emissioni di carbonio, in particolare, nel trasporto stradale pesante, aereo e navale, più difficili da elettrificare oltre che in alcune produzioni industriali energivore. Nonostante la partenza lenta e le difficoltà dell’industria automobilistica europea, la strada dell’auto elettrica è ormai tracciata a livello internazionale. Resistere e cercare di ritardare il cambiamento, servirebbe solo a perdere di competitività, in particolare a fronte del forte impegno cinese e americano. Dimensione, profondità e velocità delle nuove filiere
produttive da attivare e della riconversione di quelle esistenti, richiedono impegno e investimenti, politiche industriali europee integrate ed anche significative misure di sostegno pubblico. - Proseguire sulla strada della transizione ad una maggiore circolarità dell’economia europea. Il piano d’azione per l’economia circolare, presentato nel 2020 dalla Commissione, individua una serie di linee d’intervento condivisibili. Il nuovo Regolamento su imballaggi e rifiuti di imballaggi, grazie anche ad alcune modifiche introdotte, potrebbe consentire al settore di fare ulteriori passi avanti, senza compromettere i risultati già raggiunti. Si attende la nuova proposta, annunciata da Von der Leyen, di “una nuova legge sull’economia circolare, che contribuirà a creare una domanda di mercato per materiali secondari“. Il tema, specie per alcuni materiali, degli sbocchi di mercato e della redditività della attività di riciclo è di crescente importanza e richiede non solo attenzione, ma misure di sostegno. Nella nuova legislatura europea è prevista anche la definizione di una strategia per la bioeconomia, basata sulle biomasse quindi su materiali rinnovabili, che è parte essenziale di un’economia circolare e rigenerativa.
- Prendiamo atto che la tutela e il ripristino del capitale naturale procedono con maggiore difficoltà e sosteniamo le iniziative per riavviare un percorso virtuoso. Fin dalla sua presentazione, la Strategia Farm to Fork è stata criticata in diversi Paesi Europei da settori rilevanti del mondo agricolo: poco meno della metà delle 31 iniziative previste dal Piano d’Azione è stata effettivamente conclusa. Le pratiche agricole e forestali che assorbono e stoccano carbonio andrebbero riconosciute e incentivate anche attraverso incentivi pubblici. Anche a tal fine sosteniamo l’applicazione del Regolamento che istituisce un quadro di certificazione dell’Unione per gli assorbimenti di carbonio. Promuoviamo l’obiettivo europeo di sostenere un aumento della produzione biologica almeno al 25%della superficie agricola, avendo cura di considerare il mercato di riferimento e la situazione della produzione degli Stati membri. L’agricoltura biologica non solo favorisce un uso più efficiente delle risorse naturali, ma contribuisce alla rigenerazione delle economie rurali, creando occupazione e migliorando il benessere degli agricoltori e delle comunità locali. Visto il peso che hanno sulla salute e la biodiversità, sarebbe bene riprendere, dopo un adeguato confronto e approfondimento, gli obiettivi e i principi di Farm to Fork. In generale le politiche green del settore primario dovranno essere realizzate con il coinvolgimento attivo del mondo delle imprese.
- Puntare su un maggior coinvolgimento delle imprese a sostegno del Green Deal europeo. Nella nuova legislatura, Von der Leyen ha proposto un “Clean Industrial Deal“ sostenuto con una normativa europea “per l’acceleratore della decarbonizzazione industriale per sostenere le industrie e le aziende durante la transizione”. Le piccole e medie imprese che adottano misure di elevata qualità ecologica, di maggiore circolarità e di decarbonizzazione, nelle politiche di Green Deal, vanno supportate con adeguati strumenti finanziari.
- Mobilitare maggiori risorse europee per raggiungere gli obiettivi del Green Deal. Per la ripresa post-pandemia sono stati stanziati con NextGenerationEU 723 miliardi di euro. In seguito all’invasione russa dell’Ucraina, per ridurre la dipendenza europea dall’importazione di gas è stato avviato il Piano REPowerEU che ha mobilitato circa 300 miliardi di euro. Nella X legislatura si pone un problema, richiamato nel rapporto Draghi sul futuro della competitività europea e al rapporto Letta sull’impiego del risparmio europeo, di sostenere il Green Deal con una mobilitazione sia di maggiori investimenti privati anche basati sul partenariato pubblico-privato, sia mettendo in campo nuovi strumenti di debito comune europeo.