Crisi climatica ed emissioni record, l’appello Onu: “Taglio del 42% o la temperatura salirà di 3,1°C”

Nonostante gli impegni globali, le emissioni di gas serra hanno raggiunto nuovi massimi nel 2023, mettendo a rischio l'obiettivo di limitare l’aumento delle temperature entro 1,5 °C. Secondo l’ultimo rapporto UNEP, solo una drastica riduzione delle emissioni nei prossimi anni potrà evitare un futuro di eventi climatici estremi, distruzione degli ecosistemi e impatti economici devastanti. L’Onu esorta i governi a superare le esitazioni politiche, investendo subito nelle rinnovabili e interrompendo la deforestazione, o il mondo vedrà un pericoloso incremento della temperatura globale di oltre 3 °C entro fine secolo

Emissioni record Onu

Secondo l’ultimo Emissions Gap Report dell’Onu, pubblicato in preparazione della Cop29 di Baku, le emissioni globali di gas serra che hanno raggiunto un nuovo record di 57,1 GtCO2e nel 2023, segnando un incremento dell’1,3% rispetto all’anno precedente, il mondo si allontana sempre più dagli obiettivi fissati negli Accordi di Parigi.

Il rapporto lancia un messaggio chiaro: “il mondo deve spezzare la propria dipendenza dai combustibili fossili“. L’Onu chiede un “coraggio politico senza precedenti per affrontare questa crisi globale” e, secondo gli esperti dell’UNEP, il momento per agire è ora, o si rischia un pericoloso incremento delle temperature fino a +3,1°C. L’unica strada per scongiurare questo scenario è un’azione immediata che comprenda l’espansione delle energie rinnovabili, la protezione delle foreste e il ripristino dei servizi ecosistemici.

Sebbene molti Paesi abbiano promesso una riduzione delle emissioni entro il 2030, il rapporto afferma che queste promesse – anche se rispettate – “limiterebbero l’aumento della temperatura a un comunque disastroso 2,6°C-2,8°C“. Di conseguenza, l’UNEP sollecita una riduzione collettiva delle emissioni di gas serra del 42% entro i prossimi cinque anni e del 57% entro il 2035 (rispetto ai livelli del 2019). Questo impegno, indicato nei Nationally Determined Contributions (NDC), dovrà essere formalizzato e aggiornato entro febbraio.

Inger Andersen, a capo dell’UNEP, sottolinea che le risorse tecnologiche e i finanziamenti necessari per ridurre le emissioni sono disponibili. Tuttavia, manca il “coraggio politico”, soprattutto tra i Paesi del G20, i quali sono responsabili di oltre il 77% delle emissioni globali. L’Onu ribadisce inoltre che l’investimento in energie rinnovabili come il solare e l’eolico potrebbe coprire il 27% delle riduzioni entro il 2030 e il 38% entro il 2035, mentre fermare la deforestazione contribuirebbe con un ulteriore 20% alla riduzione delle emissioni.

I dati del rapporto evidenziano che il raggiungimento delle emissioni nette zero “richiederà un investimento annuo aggiuntivo di 0,9-2,1 trilioni di dollari fino al 2050″. Tuttavia, spiega il rapporto, “il costo dell’inazione sarà molto più alto, con conseguenze devastanti derivanti da eventi meteorologici estremi, fallimenti agricoli e altri disastri climatici“.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, lancia un monito: “Stiamo giocando col fuoco, ma non si può più giocare col tempo. I governi devono liberarci dalla dipendenza dai combustibili fossili, dimostrando come li elimineranno gradualmente in modo rapido ed equo.” La strada verso una transizione verde appare complessa, tra crisi geopolitiche, conflitti e tensioni internazionali. Eppure, come ricorda Inger Andersen, “se c’è uno spazio in cui il mondo è stato capace di unirsi, è proprio quello ambientale. La necessità di agire è ora, prima che la finestra per il cambiamento si chiuda definitivamente”.