Dopo aver presentato un’interrogazione alla Commissione UE, l’ex sindaco di Roma e ora membro del Parlamento europeo, Ignazio Marino, continua la discussione sull’inceneritore di Santa Palomba, continuando a sollevare i dubbi sugli impatti economici e ambientali del progetto.
Marino è tornato a parlare delle necessità di costruire a Roma un impianto che bruci 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno e che, stando all’ex sindaco, immetterebbe 600.000 tonnellate di CO2 ogni anno nell’aria per 32 anni.
“Essendo Roma una delle capitali fondatrici dell’Unione Europea (UE) ritengo utile ricordare alcune attività della UE. La Commissione Europea persegue con azioni legali gli Stati che non rispettano le leggi europee. All’azione legale per infrazione seguono le sanzioni finanziarie a carico degli Stati che non rispettano le norme. Poche settimane fa, il 25 luglio 2024, l’Unione Europea ha pubblicato l’elenco delle procedure di infrazione avviate in questi ultimi mesi. L’Italia ha ricevuto una comunicazione di infrazione nella Norma Europea sui rifiuti (2018) per una serie di motivi legati alla gestione dei rifiuti. La norma chiede agli Stati Europei di progredire nella transizione verso l’economia circolare attraverso la raccolta differenziata, il riciclo e il riuso dei materiali”, spiega Ignazio Marino.
Marino, in particolare, si fa portavoce del rischio che il progetto dell’inceneritore possa frenare proprio l’innovazione nel settore del riciclo. Infatti, spiega come: “La scadenza per dimostrare di aver aumentato le attività in questa direzione era fissata al 5 Luglio 2020. La Commissione ha rilevato che l’Italia non ha preso i provvedimenti necessari e, adesso, l’Italia ha 2 mesi di tempo per rispondere prima dell’avvio della procedura di infrazione che condurrà alle sanzioni finanziarie. È superfluo sottolineare che la costruzione di un inceneritore non potrà che aggravare la situazione italiana in quanto un inceneritore è l’opposto di una economia circolare dei rifiuti”.
Secondo Marino, quindi: “L’economia circolare è il modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. Appunto, l’opposto dell’incenerimento”.
“La mancanza di risposte e di trasparenza da parte di Acea e Gualtieri nasconde il folle progetto di aumentare la TARI ai romani per bruciare materie prime che potrebbero essere differenziate tramite moderni impianti di recupero. Abbiamo chiesto la relazione della Commissione di gara per verificare i loro calcoli, perché temiamo non abbiano considerato né la tassa sulle emissioni di anidride carbonica, né il meccanismo di profit sharing inserito nella convenzione, che trasferisce il rischio della già avvenuta riduzione del prezzo dell’energia sulla TARI. Intanto fra 3 mesi inizia il giubileo e Roma è ancora piena di cassonetti stradali maleodoranti e rifiuti”, commenta Rete Tutela Roma Sud.