Caro direttore,
i lavori per realizzare una nuova rotatoria su via Capruzzi all’incrocio con via Giulio Petroni e per modificare strada e marciapiede in vista della realizzazione del Terminal bus nell’area ex Squadra Rialzo ad opera di Grandi Stazioni Rail, società del Gruppo Ferrovie dello Stato, rischiano di rendere pericolosa la circolazione in bicicletta su quel tratto di strada, anzi di rappresentare un tale detrattore, al punto di disincentivare se non espellere la mobilità ciclistica da quell’area, a causa del rischio reale e percepito come tale, di essere investiti.
Aver disegnato negli anni passati sulle strade di Bari, con la sola segnaletica orizzontale, delle corsie peraltro valicabili e quindi di per sé pericolose per la sicurezza dei ciclisti, non può essere considerata una medaglia sul petto del sindaco e dell’assessore al ramo precedenti. Se a questo si aggiunge che le infrastrutture viarie esistenti o di nuova realizzazione, di fatto ignorano il concetto basilare di essere permeabili alle bici, veicoli a tutti gli effetti, allora Bari diventa ostile a quel tipo di mobilità sostenibile che andrebbe fortemente incentivata e potenziata, facendola diventare principe di tutti gli spostamenti urbani che, secondo una indagine ASSET di alcuni anni fa, sono mediamente inferiori a 5 km ciascuno.
Il fatto che il progetto sia opera di una società del Gruppo Ferrovie dello Stato, non lascia ben sperare. Le esperienze pregresse di lavori effettuati da RFI, giusto per fare nomi e cognomi, sono fallimentari dal pinto di vista dell’accessibilità ciclabile. Per esempio le canaline messe in opera per far scendere o salire le bici lungo le scale del ricostruito sottopassaggio giallo della stazione centrale in corrispondenza di Via Capruzzi (uscita verso Via G. Petroni) e del ricostruito ponte pedonale ferroviario di Via Traino a Iapigia, sono state progettate e montante male: in entrambi i casi sono state posizionate a ridosso dei montanti dei corrimano, al punto che il pedale della bici si incastra nei montanti stessi e si blocca. Pertanto la bici deve essere inclinata di molto e a quel punto si ribalta e cade. Negli anni nessuno ha posto rimedio spostando le canaline di una decina di cm dal montante. Oppure i sottopassi ferroviari carrabili realizzati da RFI in occasione dell’eliminazione dei passaggi a livello, ignorano completamente la normativa nazionale (art. 13 del Codice della Strada) e quella regionale (art. 14 della L.R n. 1/2013 sulla mobilità ciclistica), di costruire piste ciclabili adiacenti o comunque di garantire il transito ciclistico sicuro per non interrompere l’accessibilità ciclistica della città. Pertanto i sottopassi diventano dei budelli pericolosi e quindi anch’essi un deterrente allo sviluppo della mobilità ciclistica.
Il progetto esecutivo di RFI è stato condiviso dagli uffici tecnici comunali? In che modo è stata garantita la percorribilità ciclistica di via Capruzzi? Stando alle immagini pubblicate dai giornali sembra che: la rotatoria sia priva di corona ciclabile, i bracci della stessa non siano sicuri per le bici, gli accessi al Terminal sembrano pericolosi per le bici nelle intersezioni in ingresso e in uscita.
Si fa appello al sindaco Vito Leccese, verde e ambientalista, affinché l’amministrazione comunale, ente proprietario delle strade e quindi garante della sicurezza tutti gli utenti, cambi passo verso la mobilità ciclistica ed intervenga personalmente per garantire la sicurezza delle infrastrutture viarie a favore dei baresi in bicicletta. Se aumentasse in maniera esponenziale il loro numero, diminuirebbe il volume di traffico e la sosta selvaggia, a beneficio della vivibilità di Bari capoluogo di Regione.
Lello Sforza
Cycling and Mobility Manager