XR protesta a Milano contro la legge “Anti Gandhi”: “È su misura contro le proteste degli attivisti ambientali”

Il movimento ambientalista Extinction Rebellion ha protestato il 23 luglio davanti al Palazzo di Giustizia di Milano contro il disegno di legge 1660/24. Travestiti da Gandhi, gli attivisti hanno esposto lo striscione "Arrestate le emissioni, non Gandhi", criticando il provvedimento che inasprirebbe le pene contro le proteste non violente. Extinction Rebellion, quindi, esorta la Magistratura a difendere il diritto di manifestazione e ad affrontare con urgenza il cambiamento climatico

Credit foto: XR

Riceviamo e condividiamo il comunicato stampa del movimento ambientalista Extinction Rebellion in merito alla protesta avvenuta la mattina del 23 luglio davanti all’ingresso principale del Palazzo di Giustizia di Milano contro il disegno di legge 1660/24 che inasprirebbe le pene anche contro proteste non violente:

“Diverse persone legate a Extinction Rebellion si sono incatenate tra loro, davanti all’ingresso principale di Palazzo di Giustizia a Milano. Travestite da Gandhi, con gli iconici occhiali e la tunica bianca, hanno srotolato uno striscione: “Arrestate le emissioni, non Gandhi”. Uno slogan che fa riferimento al disegno di legge 1660/24, il nuovo pacchetto sicurezza proposto dal Governo, ribattezzato “legge anti-Gandhi” dai media e dalle opposizioni. “Diversi articoli del provvedimento sembrano tagliati su misura per ostacolare le proteste degli attivisti per il clima e dei comitati che si oppongono alla costruzione di grandi opere con pesanti impatti ambientali, come il Ponte sullo Stretto o il TAV Torino-Lione”, dichiara Elisa.


Attualmente in discussione in Commissione Giustizia, il disegno di legge arriverà alla Camera il 5 agosto, poco prima della chiusura estiva del Parlamento. Ribattezzato appunto “legge anti-Gandhi”, dal nome del leader politico promotore della protesta non-violenta Mohandas Karamchand “Mahatma” Gandhi, il disegno di legge include diversi articoli che inasprirebbero le pene contro chi protesta con modalità nonviolente. L’Associazione Antigone, animata da magistrati e giuristi, sottolinea la spinta verso una criminalizzazione delle lotte sociali e degli atti di protesta per il miglioramento climatico per i quali si prevedono aumenti di pena. In particolare, è ritenuto critico l’art. 11, che reintroduce la pena detentiva in caso di blocco stradale anche con il solo corpo. Ma a preoccupare, come afferma anche Amnesty International, è soprattutto un emendamento  recentemente votato in Commissione, che prevede un aumento di pena pari a un terzo per chi contesta la realizzazione di opere pubbliche se: la violenza o minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica”.

“Ci rivolgiamo alla Magistratura, che è il cardine e il simbolo del diritto e della giustizia, affinché prenda parola per difendere e proteggere il diritto di manifestazione e di espressione del dissenso con forme di protesta nonviolente” ha dichiarato Extinction Rebellion sulle scale del palazzo di Giustizia. “Immaginiamo un’Italia dove il problema del cambiamento climatico sia riconosciuto e affrontato con decisione, e dove a essere criminalizzato non sia chi protesta per un futuro migliore, ma chi continua a finanziare e perseguire una strada basata sui combustibili fossili e la distruzione della natura”.

Gli episodi di eventi climatici estremi causati dal caos climatico e dalla distruzione degli ecosistemi sono infatti sempre più frequenti e violenti. Come nel caso degli incendi boschivi, che stanno devastando la Calabria, e che nel mondo negli ultimi vent’anni sono raddoppiati in numero e intensità. O come la siccità in Sicilia, dove milioni di persone hanno accesso all’acqua per poche ore al giorno e che rischia di diventare un deserto entro il 2030. Episodi dovuti alla crisi climatica, in cui hanno un ruolo chiave le attività umane, come riconosciuto dalla comunità scientifica.

Affinché ad essere puniti non siano coloro che suonano l’allarme, ma i veri responsabili, Extinction Rebellion chiede alla Magistratura e a tutta la società civile di alzare la voce”.