“E anche il Consiglio di Stato, nella sua relazione alla sentenza emessa in data 9 febbraio, ammettendo incredibilmente che i poteri straordinari del Commissario per il Giubileo possano occuparsi anche della gestione ordinaria dei rifiuti a Roma, pur riconoscendo che l’inceneritore di Roma (che se sarà realizzato lo sarà nel 2028) non c’entra nulla con il maggior afflusso di pellegrini nel 2025, violando regole e diritti che servirebbero a tutelare la città e la salute dei cittadini, sancisce il fallimento della raccolta differenziata nella capitale ed il recupero di materia prima, favorendo gli interessi economici dei capitali privati interessati ai nuovi business degli ultimi decenni (acqua e rifiuti)”.
Così il Forum ambientalista del Lazio – l’Associazione nata nel 2003 da diversi comitati locali impegnati sulla gestione pubblica dell’acqua, dei rifiuti, sulle energie rinnovabili – in merito alla sentenza del Consiglio di Stato che di fatto dà il via libera all’inceneritore di Roma deciso dalla giunta Gualtieri.
“Cittadini, comitati ed associazioni fortunatamente non si tirano indietro, – prosegue la nota del Forum – attendendo ancora gli altri numerosi ricorsi pendenti ancora al TAR del Lazio, e aspettando il progetto che i vincitori del bando comunale dovranno proporre ed assoggettare alla VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale; auspicando, inoltre, ad un ruolo attivo della Commissione Europea affinché apra una ennesima procedura di infrazione verso lo Stato Italiano che non ottempera le direttive sul trattamento dei rifiuti che sanciscono la priorità del riuso e riciclo delle merci e della raccolta differenziata, prima ancora dell’incenerimento (che produce minima energia in confronto a quella necessaria a ricostituire i materiali bruciati)”.
Ancora: “Per comprendere come la sentenza sia paradossale, basta leggere che la stessa sostiene che il ricorrente (cioè, fondamentalmente, Associazioni e Cittadini) avrebbe dovuto proporre le alternative all’incenerimento invece di rilevare che le istituzioni non l’abbiano minimamente accennato nei relativi piani. Tutto ciò senza contare sulle questioni ambientali in quel di S. Palomba e dei comuni limitrofi dei Castelli (che hanno una raccolta differenziata all’80% !!!), dall’inquinamento da nano particelle (nessun filtro, ad oggi, ne impedisce la fuoriuscita dai camini), alla captazione delle acque necessarie al processo di incenerimento (scarsità cronica di acqua particolarmente in quell’area), alla mobilità intaccata ulteriormente dal trasporto su autocarri dei rifiuti da incenerire”.
Infine: “Quando la politica comprenderà queste ragioni e non avvallerà solo le scelte esclusivamente economiche del capitale privato, i risultati, anche in sede giudiziaria, volgeranno a tutela delle comunità umane e naturali”.