Un nuovo documento di Zero Waste Europe chiede uno sforzo concreto da parte dei governi per riportare il settore tessile della moda in armonia con i limiti del pianeta, delineando dei confini per una transizione verso l’autosufficienza.
Il documento, intitolato “Una Visione Zero Waste per la Moda“, esamina i pilastri fondamentali per una transizione sostenibile nell’industria della moda veloce. Le principali azioni prevedono il divieto della distruzione delle merci invendute, obiettivi di prevenzione dei rifiuti e dell’uso delle risorse, nonché incentivi finanziari per i produttori.
Il passaggio globale da un’economia lineare a una circolare è stato a lungo considerato la risposta per combattere il sovraconsumo di preziose risorse naturali. Tuttavia, affrontare questa sfida richiede anche una riduzione complessiva dell’uso di materiali. I responsabili politici devono riconoscere l’influenza di mercato dei principali inquinatori e superare il bias nei confronti delle scelte dei consumatori.
Theresa Mörsen, autrice del rapporto e responsabile delle politiche sui rifiuti e sulle risorse presso Zero Waste Europe, ha dichiarato: “Non possiamo fare affidamento sul comportamento dei consumatori per ridurre il consumo nel settore moda. La causa dell’attuale crisi dei rifiuti risiede nel modello di business del fast fashion che si basa sulla vendita di grandi volumi di articoli di tendenza. Dobbiamo disporre di un quadro normativo solido che consenta ai consumatori di vivere bene – e vestirsi bene – entro i confini planetari”.
Le tre principali azioni suggerite dal documento per i responsabili politici sono l’attuazione di quadri normativi efficaci, la promozione del cambiamento attraverso incentivi finanziari e la diffusione della consapevolezza riguardo al “guardaroba della sufficienza”.
Più precisamente, il documento suggerisce di stabilire un obiettivo di riduzione dei rifiuti tessili di un terzo entro il 2040 rispetto al 2020. Chiede anche all’Unione Europea di trasformare la sua legislazione sui rifiuti in una “Direttiva quadro sulle risorse“, in linea con un obiettivo di 1,5 gradi, prendendo ispirazione dagli Stati membri dell’UE che si sono già impegnati a ridurre la loro impronta materiale.
Il documento suggerisce una serie di iniziative che potrebbero essere integrate per riorganizzare le aziende, come i programmi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) che promuovono la prevenzione, la riparazione e il riutilizzo, nonché l’introduzione di tasse ambientali sui materiali vergini, in particolare sulle materie plastiche vergini. Negli ultimi anni, la rapida crescita del settore del fast fashion è stata alimentata da fibre sintetiche economiche ottenute da risorse fossili e dalla produzione in regioni con normative ambientali e del lavoro meno rigide. Impostare il prezzo correttamente è una leva essenziale per affrontare questo problema.
Tuttavia, spiega Zero Waste, senza promuovere una cultura di sufficienza mediante misure come la restrizione della pubblicità della moda veloce e rendendo la riparazione e il riutilizzo più attraenti per i consumatori e le imprese, la transizione non può avere successo.
“Sebbene la trasformazione del settore tessile sia una pietra miliare critica – ha continuato Mörsen – è importante riconoscere che fa parte di un più ampio spostamento economico verso la sufficienza, il benessere e la resilienza”.
Il documento esorta i governi a intraprendere passi proattivi per adottare le migliori pratiche e riallineare il settore tessile con i limiti fisici del pianeta.