La crescita del commercio elettronico alimenta l’uso di nuovi metodi di pagamento, diversi dalle tradizionali banconote e monete. In Italia, secondo una ricerca di Netcomm, un terzo degli acquisti si effettuano attraverso i digital wallet, a cui seguono carte di credito e prepagate, rispettivamente al 26 e 24 per cento. L’utilizzo del contante è stato superato, di misura, anche sul canale fisico, da Bancomat e sistemi digitali, come app e smartwatch abilitati ai pagamenti.
Dopotutto, la spinta verso le soluzioni tecnologiche cashless proviene sia dalla Commissione Europea che dall’iniziativa statale – si pensi al Piano Cashless Italia -, ed è guidata anche da fattori come la sostenibilità e il rispetto dell’ambiente, oltre che dalla lotta all’evasione fiscale.
Il rispetto dell’ecosistema passa dal cashless
A questo proposito, le ricerche di settore spiegano che l’impatto ambientale dei sistemi di pagamento smart è notevolmente ridotto rispetto all’uso di banconote di carta o monete:le emissioni di CO2 scendono da 4,6 grammi a 3,7 grammi, che moltiplicato per il numero delle transazioni la dice lunga sulla sostenibilità dei pagamenti digitali. Il contante, rispetto al cashless, ha infatti un forte impatto sull’ecosistema sia in fase di produzione che in quella di trasporto, il quale, a sua volta, ha un’incidenza del 64 per cento.
In questo quadro generale, riguardante il rispetto dell’ambiente, si inseriscono le iniziative di banche e istituti creditizi che emettono, ad esempio, carte prepagate, di debito o di credito.
Ne è un esempio la Postepay Green, ricaricabile realizzata in materiale biodegradabile ovvero da acido polilattico biologico, a cui fa seguito l’impegno del Gruppo Poste nell’emissione di 16 milioni di carte eco-sostenibili entro il 2024. Anche il circuito Mastercard ha intensificato l’attenzione verso il rispetto dell’ambiente circostante, ed entro il 2028 saranno eliminate tutte le card in materie plastiche PVC, a favore di plastiche riciclate o di origine completamente vegetale.
L’impegno ecologico di PayPal, sempre come esempio, è invece diretto al programma di donazioni verso gli enti benefici sostenuto dal noto e-wallet, incluse quelle verso organismi di rilievo quale lo è il FAI in Italia. Non mancano partnership dell’azienda californiana con altre imprese, quale ad esempio Eni Sustainable Mobility (car sharing) e Eni Live (rifornimento carburanti anche da materie prime rinnovabili).
Questi esempi sono solo alcuni tra i tanti, ma le collaborazioni di settore, in un’ottica di solidarietà e cura dell’ambiente, sono alla base di una visione ecologica nel lungo periodo, di cui le imprese di smart payment sono protagonisti attivi.
Senza contanti… in tutta sicurezza
La transizione al cashless passa anche da un altro importante aspetto, quello della sicurezza. Secondo VISA entro il 2025 l’80 per cento delle transazioni B2B sarà senza contanti: l’impegno delle aziende e degli operatori va dunque nella direzione di garantire privacy e rispetto dei dati personali degli utenti attraverso sofisticati strumenti informatici. Non solo: il tema della cybersecurity applicata agli smart payments è anche oggetto della direttiva europea PSD 2, in merito all’accesso ai dati bancari da parte dei fornitori. Proprio la protezione dei dati è al centro di misure come la doppia chiave di autenticazione e il riconoscimento biometrico facciale o delle impronte digitali, supportato da PostePay, Paypal e dalle principali app di pagamento.
Non è un caso che l’anonimato sia percepito come un forte vantaggio da parte degli acquirenti online, al momento in cui si sceglie un metodo di pagamento. Questo vale in particolar modo per sistemi come Paysafecard, i cui codici temporanei a 16 cifre, validi come voucher per pagare, possono essere usati ad esempio, fino a 1000 euro di transazioni totali, in negozi virtuali che vanno da Google Play a Steam, e da Xbox a Spotify, passando per Epic Games e Deezer.
Proprio l’acquisto e l’uso di servizi online (comparto in costante aumento, che oggi vale 14,9 miliardi di euro) è al centro del tema della protezione dati, soprattutto in alcuni comparti specifici. PayPal, ad esempio, prevede un’autorizzazione alla fonte per alcuni tipi di servizio, come la vendita di criptovalute, il trading, i consulti medici a distanza, i siti di contenuti per adulti, i giochi a distanza, dove è considerata una soluzione di pagamento online sicura: lo stesso vale per il settore della compravendita di preziosi e metalli e in quello dei voli aerei, della beneficenza, e altri ancora.
Una flessibilità omnichannel
Un recente studio di Netcomm propone un focus sui dati delle transazioni online: il 35 per cento avviene da wallet, il 26 per cento da carte di credito e il 24 per cento dalle prepagate.
Questi numeri riflettono anche un nuovo approccio verso il marketing innovativo, nella relazione tra marketplace, merchant e acquirenti digitali. In particolar modo dei nuovi metodi di pagamento sicuri si apprezza la versatilità e, non a caso, sempre secondo Netcomm, più della metà dei pagamenti online avviene da mobile, con una crescita dal 13 al 50 per cento negli ultimi sei anni. La possibilità di pagare in sicurezza sia online che in store riflette anche le esigenze di un consumatore che ama comprare su Internet ma non disdegna i vantaggi del canale fisico.
Non a caso, anche la Commissione Europea è al lavoro su nuove proposte legislative volte a creare un’armonizzazione della normativa di settore, a tutto vantaggio delle aziende e, soprattutto, dei nuovi consumatori 2.0., con riferimento all’e-commerce ma anche all’utilizzo di servizi finanziari.