Oltre alle tante luci dell’economia circolare italiana messe in risalto all’Ecoforum 2023 in corso a Roma, c’è anche qualche ombra. Una di queste è la qualità della raccolta differenziata, a partire da quella del rifiuto organico, in cui vengono ancora riscontrate percentuali significative di materiali non compostabili (MNC).
Lo dicono i dati raccolti da Legambiente, attraverso un’indagine effettuata negli impianti di trattamento della Forsu e presentati nella prima giornata dell’evento (link in basso, ndr). Gli “intrusi” principali sono sacchetti di plastica non compostabile (4,2%), seguiti da “plastica in film, imballaggi in plastica e altra plastica” (2,2%). Le modalità di raccolta incidono molto sulla qualità, spiega l’associazione: con la raccolta differenziata mista (stradale + porta a porta) la percentuale di scarti è del 15%, mentre con le raccolte domiciliari la percentuale di materiali estranei diminuisce al 3,4%.
La Forsu appresentata il 39% dei rifiuti differenziati (7,4 milioni di tonnellate nel 2021) e viene raccolta in maniera differenziata nel 96% dei comuni italiani. Secondo i dati forniti da Ispra e rielaborati da Legambiente, nel 2021 sono stati trattati 8,3 milioni di tonnellate di materiale di materiale organico e di queste ben il 17% (1,4 milioni di tonnellate) è risultato essere un materiale di scarto. Negli impianti, nell’11% dei casi è arrivato materiale con una percentuale di scarto superiore al 50%, nel 57% gli scarti hanno rappresentato tra il 5 e il 50%. Solo in un impianto su quattro lo scarto della frazione organica è stato inferiore al 2,5%, quantità massima ottimale che permette di ottenere compost di qualità in uscita dagli impianti.