Polieco, consorzio nazionale dei rifiuti in polietilene, esprime la propria contrarietà all’incenerimento dei rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata, in particolare imballaggi in plastica, praticato attraverso un uso ritenuto eccessivo del codice Cer 19.12.12 (rifiuti non pericolosi, compresi materiali misti, prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti).
“Che ci sia un abuso nell’utilizzo del codice Cer 19.12.12, è un dato sul quale si sono espresse nel tempo autorevoli fonti giudiziarie – scrive il consorzio in una nota – e che indica, attraverso una semplice analisi dei flussi provenienti dalla raccolta differenziata, la presenza di gravi criticità nel sistema di gestione dei rifiuti urbani”. Accogliendo le istanze degli operatori del riciclo, Polieco invita a porre attenzione, anche attraverso proposte di modifiche normative, sulla “necessità di una raccolta differenziata urbana di qualità e non solo di quantità“.
Alla luce di questo, il consorzio accoglie quindi con favore il DL n.213 del 23 dicembre 2022, che ha modificato il Testo unico sull’Ambiente e che dal prossimo 16 giugno indica che “i rifiuti raccolti in modo differenziato … non sono inceneriti, ad eccezione dei rifiuti derivanti da successive operazioni di trattamento dei rifiuti raccolti separatamente per i quali l’incenerimento produca il miglior risultato ambientale conformemente all’articolo 179”.
Secondo il Consorzio, è sufficiente leggere i dati annuali della produzione dei rifiuti urbani per riscontrare come l’aumento costante della produzione di quantità di rifiuti con Cer 19.12.12 “nei cosiddetti impianti intermedi di valorizzazione o nei centri di selezione, alimentando – il più delle volte – il conferimento all’estero, in Europa e in Asia e Africa, in impianti di mera termodistruzione come i cementifici. É lecito porsi qualche domanda dinanzi ad impianti di asserito recupero di rifiuti urbani di imballaggio che producono più scarti di selezione, a cui attribuire il Cer 19.12.12, che rifiuti da avviare a riciclo meccanico, segno che c’è un maggiore vantaggio economico nell’esportazione di rifiuti in cementifici. E questo a danno del nostro Paese, privato di rifiuti che, laddove raccolti in modo più efficace, si sarebbero potuti immettere nel circuito produttivo per la realizzazione di beni in materia prima, come la plastica, riciclata”.
Il consorzio cita la sentenza della Corte di Giustizia UR, Sez VIII del novembre 2021 (Causa 315/20), secondo la quale: “l’autorità competente di spedizione può… opporsi a una spedizione di rifiuti urbani non differenziati che, a seguito di un trattamento meccanico ai fini del loro recupero energetico, il quale non ha tuttavia sostanzialmente alterato le loro proprietà originarie, sono stati classificati sotto la voce 19.12.12 …”.
“Purtroppo, anche dopo l’intervento della Corte di giustizia europea lo scenario non è cambiato – sottolinea la direttrice generale di Polieco, Claudia Salvestrini (nella foto) -, se si considerano i rifiuti in transito in molti porti italiani con varie destinazioni, soprattutto in cementifici della Grecia e della Turchia, segno che la sentenza non è riuscita a fare da spartiacque, visto che molte Autorità competenti hanno poi continuato a rilasciare autorizzazioni preventive e notifiche per l’esportazione di rifiuti con CER 19.12.12”.
“Il divieto di incenerimento dei rifiuti da raccolta differenziata previsto in modo esplicito dalla normativa – aggiunge Salvestrini – dovrà spingere il nostro Paese a trovare soluzioni per un vero modello di economia circolare, che di certo, in un efficace sistema integrato di raccolta differenziata, non può fondarsi sull’esportazione dei rifiuti in cementifici esteri”.