Nelle moto (e negli altri veicoli a motore termico), il termine di scarico – meglio noto semplicemente come “marmitta” – è la componente deputata a convogliare verso l’esterno i fumi prodotti dal ciclo di combustione. Molto spesso, i motociclisti sostituiscono quello di serie con un terminale “aftermarket” (letteralmente, “post vendita”), ossia diverso dalla dotazione originale del mezzo, principalmente per un vezzo stilistico o per migliorare – leggermente – le prestazioni.
Nel corso degli anni, specie dopo il boom dell’e-commerce, il mercato degli scarichi aftermarket è cresciuto notevolmente: aziende di primo piano come la Arrow e altre hanno beneficiato della presenza di shop online specializzati quali Omniaracing per aumentare le vendite raggiungendo una platea sempre più ampia di motociclisti.
Al contempo, per anni, la prassi di cambiare il terminale di scarico è stata considerata al limite della regolarità, in quanto avrebbe rappresentato una violazione alle disposizioni del Codice della Strada. In realtà, non è esattamente così: vediamo, di seguito, perché.
Il quadro normativo
L’incertezza che, per anni, ha interessato la sostituzione dello scarico della moto nasce da un’interpretazione fallace di alcuni dispositivi del Codice della Strada. Il pomo della discordia è l’articolo 78 (“Modifiche delle caratteristiche costruttive dei veicoli in circolazione e aggiornamento della carta di circolazione”), il quale stabilisce che, “quando siano apportate una o piu’ modifiche alle caratteristiche costruttive o funzionali, ovvero ai dispositivi d’equipaggiamento indicati negli articoli 71 e 72, oppure sia stato sostituito o modificato il telaio”, il veicolo può circolare solo dopo il nulla osta rilasciato dalla Motorizzazione.
Gli articoli menzionati dal dispositivo individuano le caratteristiche dei veicoli; l’art. 72, in particolare, indica anche “dispositivi silenziatori e di scarico”, ossia i terminali di scarico. A prima vista, quindi, sostituire il terminale della moto implica un’alterazione della dotazione del veicolo che, per poter circolare regolarmente, dovrebbe essere sottoposto a verifica da parte della Motorizzazione. Questa interpretazione è stata però rettificata dal Ministero dei Trasporti nel 1997 (con la circolare DCIVB/03); il dicastero ha chiarito che la sostituzione dello scarico della moto non viola il Codice della Strada; il terminale sostitutivo, però, deve essere omologato e non determinare un incremento delle emissioni sonore.
L’impatto su prestazioni ed emissioni
Cosa cambia quando viene sostituito lo scarico di una moto? Gli effetti di questa operazione variano in base alle caratteristiche del modello scelto; in linea di principio, però, molto dipende dal diametro del terminale: se è inferiore rispetto a quello di serie, può migliorare leggermente le prestazioni della moto (nella migliore delle ipotesi, si guadagna qualche CV di potenza). Ciò è dovuto allo sviluppo di una maggiore depressione all’interno del propulsore, dalla quale deriva un’accelerazione del flusso d’aria che entra nei collettori di aspirazione. In tal modo, aumenta anche la pressione e, di riflesso, la potenza espressa dal motore.
Dal punto di vista ambientale, invece, non vi è alcuna sostanziale differenza, a condizione che il terminale sostitutivo non sia stato modificato. Una moto con uno scarico aftermarket può generare un maggior inquinamento acustico qualora chi ha installato lo scarico nuovo ha rimosso – illegalmente – il cosiddetto “DB killer”, un dispositivo collocato all’interno del silenziatore che serve a limitare la rumorosità del veicolo. Allo stesso modo, un mezzo con terminale nuovo non produce maggiori emissioni inquinanti a meno che non sia stato eliminato il filtro antiparticolato, con lo scopo di far ‘tirare’ di più il motore. Anche in tal caso si tratta di un’alterazione delle caratteristiche originarie del dispositivo e, di conseguenza, integra una violazione del Codice della Strada. Pertanto, ai fini della circolazione all’interno dell’area urbana, chi vuole cambiare lo scarico alla moto deve osservare strettamente le disposizioni normative vigenti, così da risultare in regola in caso di accertamento.