Attiviste e attivisti di Greenpeace hanno esposto un enorme striscione sulla facciata della sede dove si tiene la Conferenza europea del gas, per protestare contro i piani dell’industria dei combustibili fossili. Alle otto di martedì 28 marzo climbers dell’organizzazione ambientalista hanno innalzato il banner da sei metri per otto recante la scritta “End Fossil Crimes” (“Basta Crimini Fossili”) sulla facciata del Marriott Hotel di Vienna, chiedendo alle aziende produttrici di combustibili fossili “di mettere fine alla distruzione del clima e di assumersi le responsabilità dei crimini perpetrati contro le persone e l’ambiente”.
“L’industria dei combustibili fossili si riunisce a porte chiuse per stringere accordi pericolosi che lasceranno dietro di sé una scia di distruzione del clima globale, lontano dagli occhi del pubblico”, dichiara Lisa Göldner, portavoce della campagna Fossil Free Revolution di Greenpeace EU.
L’azione di Greenpeace fa parte di una più ampia protesta contro la sedicesima edizione della Conferenza europea del gas, che riunisce i rappresentanti delle principali società di combustibili fossili (tra cui l’italiana ENI), investitori e politici selezionati per discutere dell’espansione del settore a porte chiuse (basti pensare che il costo del biglietto per i tre giorni dell’evento parte da 2.599 euro, Iva esclusa). Quest’anno l’attenzione si concentra sull’infrastruttura europea per il gas naturale liquefatto (GNL) e sul “ruolo del gas nel mix energetico a prova di futuro”.
Tuttavia, appena una settimana fa, sottolinea Greenpeace, l’ultimo rapporto dell’IPCC ha evidenziato che “l’industria dei combustibili fossili non è affatto in grado di garantire un’economia sostenibile”.
La protesta degli attivisti, provenienti da numerose associazioni e sigle ambientaliste, si concluderà nel pomeriggio con una manifestazione nel centro di Vienna.
L’azione diretta e non violenta di Greenpeace avviene inoltre a pochi giorni dalla pubblicazione da parte di Greenpeace Olanda del Fossil Fuel Crime File: Proven Crimes and Credible Allegations, un inventario di reati penali, civili e amministrativi commessi dall’industria dei combustibili fossili, nonché di accuse credibili nei loro confronti, dal 1989 a oggi. Tra i reati elencati, il più comune nell’industria dei combustibili fossili è la corruzione.
“Questa conferenza è l’ennesimo tentativo di greenwashing da parte delle multinazionali fossili che, nonostante lampanti prove scientifiche, continuano a spacciare il gas come una soluzione sostenibile. Chiediamo che queste aziende interrompano i nuovi progetti che prevedono l’uso di combustibili fossili e inizino a pagare per i crimini contro le persone e contro l’ambiente di cui sono responsabili”, conclude Göldner.
“Porre fine all’era dei combustibili fossili e realizzare una giusta transizione verso le energie rinnovabili è l’unico modo per fermare la crisi ambientale in corso e garantire giustizia climatica”, dice l’associazione. Per questa ragione, Greenpeace chiede ai governi europei di fissare con urgenza una data per una rapida uscita dalle fonti fossili, incluso il gas entro il 2035, per rispettare l’accordo di Parigi ed evitare una catastrofe climatica.