Nel giorno di un nuovo sciopero globale per il clima gli ambasciatori degli Stati presso l’Unione europea hanno deciso di rinviare il voto sullo stop ad auto e furgoni a motore endotermico a partire dal 2035, già slittato in precedenza da mercoledì 1 a venerdì 3 marzo. Lo ha annunciato la presidenza di turno retta dalla Svezia precisando che “non è stata confermata alcuna data” di nuova calendarizzazione.
Il Coreper, l’organo che riunisce gli ambasciatori Ue, ha eliminato il punto anche dall’agenda del Consiglio europeo del 7 marzo, che doveva procede all’approvazione finale del Regolamento. La norma, già approvata in via definitiva dal Parlamento Ue a febbraio, impone un azzeramento delle emissioni di CO2 per auto e furgoni dal 2035, consentendo di immatricolare solo veicoli 100% elettrici. Il voto verrà rimandato a “una successiva sessione del Consiglio e il Coreper tornerà sulla questione a tempo debito”.
Il motivo che portato al rinvio sullo stop a motori diesel e benzina è quello che aveva determinato il primo rinvio, ovvero il rischio concreto che alla riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27 una minoranza di blocco, guidata dall’Italia, affossi il provvedimento.
Il nostro paese ha detto esplicitamente che rigetta la norma. Il governo tedesco invece ha avvertito che Berlino rifiuterà il suo sostegno a meno che la Commissione europea non presenti un piano per ritagliarsi un ruolo per gli e-carburanti dopo il 2035. Gli altri paesi contrari sono Polonia e Bulgaria.
Le reazioni degli ambientalisti italiani
“La decisione italiana di votare contro lo stop ai motori endotermici è controproducente non solo per il nostro ambiente anche urbano, nel quale vorremmo che a breve ci fossero poche auto e molto più pulite di quelle di oggi – commenta Anna Gerometta di Cittadini per l’Aria – ma subordina le politiche industriali dell’Italia ai desiderata di una lobby ormai fuori dalla storia e causerà l’ulteriore indebolimento del nostro ruolo a livello globale. Insomma un doppio insulto alle nuove generazioni di ragazzi italiani che chiedono oggi di salvare il loro futuro e il loro ambiente e che si troveranno invece in un paese ancora più arretrato e con meno opportunità”.
Interviene anche Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia: “La lobby dell’auto a combustione interna riesce a far rinviare una misura nel tentativo di sopravvivere grazie ai biocarburanti e alla (futura) benzina sintetica da idrogeno verde. Ma entrambe queste soluzioni sono tutt’altro che ‘neutre’: la benzina di sintesi, quando ci sarà, a parità di km richiederebbe oltre il triplo di elettricità rinnovabile primaria rispetto all’auto elettrica. La possibilità di produrre biocarburanti ambientalmente sostenibili – e non in competizione con la produzione alimentare – è assai limitata. Il rinvio in realtà serve a mantenere il mercato attuale. Che è una delle cause della crisi climatica“.