Nel novembre dello scorso anno la Commissione Europea ha approvato alcune proposte per rivedere le regole Ue sulle esportazioni di rifiuti al di fuori dell’Europa. EuRIC, l’associazione europea di categoria del riciclo, afferma che le proposte sono “eccessive” e arriveranno ad impedire l’esportazione di 27 milioni di tonnellate di “materiali riciclati”.
I riciclatori europei non si oppongono ai divieti di esportazione di rifiuti “problematici” come ad esempio la plastica mista; affermano che “restrizioni indiscriminate” sopprimeranno la domanda di materiali riciclati di alto valore come metalli e carta. Alla luce di ciò Emmanuel Katrakis, segretario generale di EuRIC, suggerisce che obiettivi obbligatori per materiali riciclati nei manufatti aiuterebbero a garantire che i rifiuti non vengano riciclati al di fuori dell’Europa.
“Se i deputati vogliono garantire che i rifiuti vengano riciclati nell’Ue – afferma Katrakis – devono sancire obiettivi vincolanti per l’uso di materiali riciclati in prodotti intermedi come metalli, carta e plastica. Se i divieti di esportazione andranno avanti così invece, materiali di alto valore destinati al riciclo si accumuleranno nelle discariche o finiranno per essere inceneriti. Le materie prime, estratte inquinando, avranno quindi un vantaggio rispetto al riciclo in assenza di condizioni di mercato adeguate”.
Secondo i dati EuRIC solo il 12% dei materiali utilizzati nella produzione dell’Unione Europea proviene dal riciclo. I divieti di esportazione proposti “lo ridurranno ulteriormente”, afferma l’associazione. “Gli obiettivi obbligatori per i materiali riciclati possono invece stimolare la domanda del mercato europeo, riducendo la dipendenza dai mercati internazionali e stimolando così un’economia circolare veramente europea che prevenga quantità drastiche di emissioni di CO2”.
Polieco
In Italia si dice “pienamente d’accordo sulla proposta di introdurre quote obbligatorie di materiali riciclati nei prodotti” il consorzio PolieCo, che sottolinea però un aspetto positivo: “Le nuove misure sulle quali sta lavorando la Commissione europea Ambiente, con lo scopo di intensificare i controlli per prevenire spedizioni di rifiuti verso mete sprovviste di impianti adatti al loro trattamento, deve essere accolta come una buona notizia e non come un ostacolo all’economia circolare, anche per non ricadere nella deprecabile pratica dei traffici illeciti di rifiuti”. Così la direttrice del consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene, Claudia Salvestrini, intervenendo sulla presa di posizione di EuRic.
“E’ giusto sottolineare che i divieti di esportazione riguardano quei rifiuti plastici difficili da riciclare che altra presumibile destinazione non riescono ad avere se non la discarica o l’incenerimento, laddove non l’abbandono illecito – afferma Salvestrini- I materiali ben selezionati e adatti al riciclo hanno invece sempre trovato strade agevoli a fine vita in impianti di riciclo, per questo introdurre delle modifiche alla normativa comunitaria per garantire una maggiore tracciabilità dei rifiuti con l’accertamento della loro natura e destinazione finale in termini di sostenibilità ambientale non è un passo indietro per l’economia circolare, ma un’occasione in più per prevenire azioni illecite che oggi, a seguito delle recenti modifiche normative, si traducono nella apposizione di codici doganali o Basilea di favore”.
Per Salvestrini, il tema sul quale “si dovrebbe concentrare l’attenzione è soprattutto quello della carenza degli impianti di riciclo scaturita da una visione poco lungimirante che ha purtroppo trasformato molti attori di un settore nevralgico della nostra economia circolare in meri commercianti di rifiuti mortificando un comparto strategico che, come italiani, ci vedeva leader in Europa”.