Mentre a Roma si lavora ancora per mettere in sicurezza l’area di Malagrotta dopo l’incendio che ha colpito gli impianti di trattamento meccanico biologico, si chiariscono meglio i dettagli sulle parti interessate. Il rogo ha interessato dapprima un capannone che conteneva rifiuti lavorati, poi il vecchio gassificatore in disuso e infine il più grande dei due tmb (TMB2). Si tratta di due dei tre impianti di trattamento meccanico biologico della città, in cui vengono lavorati una larga parte dei rifiuti indifferenziati di Roma, prima di spedirli fuori Comune e fuori Regione.
Il tmb, lo ricordiamo, è un tipo di impianto (ce ne sono poco più di 130 in Italia) dove confluiscono per la stragrande maggioranza rifiuti urbani indifferenziati. In parte minore arrivano anche frazioni merceologiche da raccolta differenziata (carta, plastica, metalli, legno, vetro e organico), in qualche caso pochi rifiuti speciali di comparti industriali (settore conciario, agro industria, legno) e dal trattamento di altri rifiuti appartenenti al sub-capitolo dell’elenco europeo 1912. I nuovi rifiuti/materiali prodotti dal trattamento meccanico biologico vengono quindi avviati ad altri impianti per essere gestiti: la metà circa di quelli italiani va in discarica (frazione secca e frazione organica non compostata), altri in impianti di incenerimento e coincenerimento, alcuni vanno ad ulteriore trattamento (biostabilizzazione, produzione e raffinazione di CSS) e solo una piccolissima parte viena avviata a riciclo.
Come ha spiegato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, il cosiddetto TMB1 di Malagrotta, che tratta circa 4000 tonnellate a settimana, è fortunatamente uscito indenne dall’incendio e si conta di farlo tornare a regime al più presto.
Abbiamo raggiunto l’ex assessora all’Ambiente di Roma dell’amministrazione Raggi, Pinunccia Montanari, che quegli impianti li conosce bene e che nel 2018, durante il suo mandato, dovette affrontare un altro incendio, quello al tmb Salario. Ecco che cosa ci ha detto:
“Ho visitato il tmb di Malagrotta più volte quando c’era sub commissario Moscariello ed era tenuto molto bene. Allora funzionava come un gioiello, pulitissimo e molto controllato. Se fosse stato ancora così è difficile il fenomeno dell’autocombustione. Però li saranno le indagini a verificarlo. Trattava i rifiuti indifferenziati, ma c’era un buon processo di selezione per cui teoricamente una serie di materiali venivano recuperati. Lungo le bacheche esposte lungo il percorso costruito anche per le visite scolastiche, veniva mostrato come, attraverso processi di selezione balistica, il materiale venisse selezionato e anche recuperato. Ad esempio metalli, materiali legnosi e altro”.
Gli impianti tmb sono sempre indispensabili nella gestione rifiuti di una grande città?
“Una migliore raccolta differenziata può rendere inutili i tmb, ma attualmente per Roma sono necessari. Noi nel decimo municipio eravamo arrivati al 70% di differenziata, dai dati di oggi confermata. Quel 30% che resta può essere ulteriormente differenziato attraverso separazione ottica e balistica, poi quello che rimane ancora può essere selezionato e di questo se ne va via il 30% in perdita di massa. Quel che resta alla fine puoi essere estruso per fare sabbia o può essere messo in un impianto di ossidocombustione e ottenere materiale vetrificato, che non da problemi se usato nei fondi stradali o altri processi”.
“Nel piano industriale di Bagnacani (ex direttore Ama, ndr) si prevedeva la riduzione della produzione rifiuti attraverso 12 azioni. L’estensione della raccolta differenziata porta a porta in tutti i municipi, come abbiamo fatto con successo su 500.000 abitanti), la realizzazione di 14 impianti per trattare le diverse filiere, dai materassi che sono quelli che spesso prendono fuoco in stoccaggi al caldo, ai tessili sanitari, dai Raee, all’impianto per trattare oli, al recupero dei materiali legno cellulosici. È tutto scritto nei nostri due libri ‘Nun se po fa ‘ e ‘ Economia circolare. La gestione sostenibile dei materiali post consumo. Il caso rifiuti di Roma’ La nostra squadra se avessimo potuto continuare, avrebbe avuto successo. Ne sono assolutamente certa”.