Un “preparato” a base di coscia, pelle e ala di pollo; fibre di grano per agglomerare la carne; biossido di titanio per sbiancare un formaggio ingiallito dagli additivi necessari per lucentezza e consistenza: sono alcuni dei trenta ingredienti necessari per realizzare un cordon bleu industriale. E pensare che per farlo in casa ne basterebbero soltanto cinque.
È proprio dall’inaspettata e complessa realizzazione di questa pietanza che ha inizio il viaggio dietro le quinte dell’industria agroalimentare de “L’invasione del cibo spazzatura”, il documentario di 90 minuti di Martin Blanchard e Maud Gangler che arriva su Arte in Italiano (arte.tv/it), disponibile gratuitamente in streaming e sottotitolato in italiano. Con l’aiuto di esperti, nutrizionisti, dottori in scienze alimentari o consulenti, i due registi fanno luce su una questione cruciale: cosa mangiamo oggi?
Per svelare i segreti dei piatti ultra-trasformati – che non risparmiano neppure la dieta vegana – Maud Gangler e Martin Blanchard “decostruiscono” dall’interno il sistema di alimentazione industriale producendo loro stessi, con l’aiuto di un laboratorio alimentare specializzato in ricerca e sviluppo, un cordon bleu industriale. A partire da questo prodotto “simbolo”, il documentario-inchiesta amplia le indagini e con interviste e approfondimenti mostra cosa si nasconde davvero dentro i cibi industriali, che, un additivo alla volta, hanno ormai invaso le nostre tavole. Sempre più abbondanti ed economici, con etichette spesso complicate da decifrare, possono avere impatti anche gravi sulla salute. Un allarme, quello che arriva dal documentario, che si aggiunge ai dati ufficiali: in Italia, secondo l’Istat, l’obesità riguarda un italiano su due dopo i 18 anni.
Analizzando tutte le fasi della filiera, dall’allevamento al packaging, l’inchiesta spiega così al pubblico cosa sono i prodotti “ultra-trasformati” e quali sono i rischi dell’effetto cocktail da additivi, mostra le contraddizioni delle ricette industriali, approfondisce il bando francese dell’E171 (il biossido di titano) e delle conseguenze a livello produttivo. Non si salvano neanche i piatti vegani: non sono certo sinonimo di “naturale” poiché nella maggior parte dei casi sono frutto di una miscela complessa e comunque ricca di additivi. L’industria alimentare, spiega l’inchiesta, sta utilizzando tecnologie all’avanguardia e comprovati trucchi di marketing, muovendosi ai confini della legge oppure utilizzando potenti lobby per servire i propri interessi. Le autorità nazionali ed europee ammettono di essere tecnicamente sopraffatte e stanno ora intervenendo per porre un freno e limitare la diffusione delle sostanze tossiche.
Tuttavia, la speranza di un cambiamento qualitativo è guidata dalla società civile: sotto la pressione dei consumatori, alcuni produttori stanno cercando di cambiare la produzione, riducendo il numero degli ingredienti, scegliendo materie prime di qualità, abbandonando gli additivi.
Alla scelta dell’alimentazione si affianca anche un cambio in termine di salute e società: il futuro, suggerisce il documentario, si legge proprio sul fondo dei piatti.